I LAVORATORI HANNO TUTTI GLI STESSI DIRITTI?

La sindrome autoimmune del populismo sindacale e la costante alterazione della realtà dei fatti

L’etimologia della parola “sindacato” deriva dal greco sýndikos, composto da syn,”(insieme”) e  díke (“giustizia”). Quindi, come abbiamo provato a ricordare anche di recente, il significato letterale della parola è “insieme per la giustizia”, ovvero una forma di rappresentanza collettiva che si propone di ottenere condizioni eque o migliori per una collettività di soggetti.

Dagli ultimi volantini circolati da talune sigle pare però che l’inclusione di quel “syn” (“insieme”) non possa essere estesa a tutti. E no. Sembra infatti che chi svolge il ruolo di dirigente (e in particolare di “alto dirigente”) non possa essere titolare del diritto di appartenere ad un’associazione sindacale. Non si fa, non è corretto, non va bene.

Non è poi chiaro se chi ha propugnato tale tesi intendesse escludere la possibilità di affiliazione tout court o soltanto ad associazioni sindacali diverse dalla propria, visto che a noi risulta che vi siano diversi dirigenti iscritti a quelle sigle sindacali. È quindi piuttosto singolare che chi dovrebbe trarre forza dall’unione (che strano, sindacato si dice “Union” in inglese!) tenda invece a escludere a priori alcuni dipendenti (perché di questo si tratta, di colleghi) da un tale diritto e da una tale opportunità. Sei dirigente? Per Falbi e SIBC non meriti di essere rappresentato. E guai a te se provi a farti rappresentare. Per te niente welfare, niente assistenza sanitaria, niente IPCA, niente misure di sostegno se sei filialista. E poi niente Lump Sum, niente Fondo Pensione, aggiungiamoci anche niente centro sportivo o CASC. Sei brutto e cattivo (che in questa sede non riteniamo utile declinare anche per genere), stanne fuori dai sindacati. E guai se vuoi giorni di lavoro da remoto. Quando è stato firmato l’accordo, mica si voleva rappresentare anche i dirigenti. È un accordo che vale solo per chi è meritevole di essere rappresentato, e i dirigenti, a detta di quei sindacati, evidentemente non se lo meritano.

E poi si arriva all’assurdo. Ossia, i due sindacati di maggioranza assoluta della carriera operativa e di maggioranza relativa per tutte le materie trasversali, ogni giorno individuano negli altri sindacati i colpevoli di qualsiasi stato di fatto.

MA: +++ULTIM’ORA+++

Alla nostra redazione è appena arrivata la notizia della sottoscrizione da parte delle due Organizzazioni Sindacali numericamente “di governo” in Banca della sottoscrizione degli accordi relativi all’attuale sistema della carriera direttiva. Quando è successo? La Falbi li ha sottoscritti il 18 gennaio 2017, il SIBC il 15 maggio, sempre del 2017.

Avete letto bene, 2017. Sono passati “appena” 8 anni. Oggi Falbi e SIBC ne parlano come se fossero due turisti, due alieni capitati per caso in Banca d’Italia. Si dirà: forse a capo di questi sindacati, al tempo, c’era qualcun altro che ha firmato quegli accordi. E invece no. Ci sono le stesse identiche persone che oggi gridano allo scandalo per un sistema delle carriere che hanno sottoscritto e che non hanno mai provato seriamente a cambiare o migliorare, pur avendone titolo.

Ci diranno, come sono soliti fare, lavandosene le mani: ma noi abbiamo sottoscritto per adesione. E allora? Quella firma serviva proprio a “mettere bocca” su quegli accordi. Dove sono stati negli ultimi 8 anni? Oltre che a scrivere proposte fantasiose nei loro volantini, quali concrete proposte di miglioramento hanno avanzato nei tavoli negoziali?

Sia chiaro, noi non vogliamo difendere a spada tratta l’attuale sistema della carriera manageriale e delle alte professionalità. Non è il nostro lavoro. Il nostro lavoro è rappresentare i colleghi che ci danno fiducia, ed è ascoltando loro che al tempo firmammo quegli accordi. Non stanno funzionando? Vanno modificati, in tutto o in parte? Sediamoci a un tavolo e parliamone. Troviamo insieme la forza di cambiare le cose. Torniamo a fare “giustizia insieme”. Noi siamo pronti.

Purtroppo, è di tutta evidenza che quei sindacati, che oggi come oggi prendono le distanze da tutto quello che hanno firmato assieme alle altre organizzazioni sindacali (carriera manageriale, assistenza sanitaria, welfare aziendale etc…), non hanno alcuna convenienza a firmare accordi nell’interesse dei colleghi, ma perseguono l’unico obiettivo di fare iscritti, urlando di voler cambiare tutto, per poi non cambiare mai niente.

Prova ne è il giubileo (perché di questo si tratta, saranno passati 25 anni…) dei negoziati per la riforma sull’area operativa. Pur avendo la maggioranza dei rappresentati, ogni giorno quei sindacati dimostrano l’assoluta incapacità di riuscire a raggiungere un accordo. Perché? Perché firmare una riforma significa prendersi responsabilità. Se non firmano niente e fanno solo proclami, invece, magari si ottengono consensi.

Ripetiamo: questo non significa difendere la riforma dell’area manageriale che, lo scriviamo a chiare lettere, resta in buona parte impropriamente attuata dalla Banca e necessita di importanti interventi su più aspetti.

Ma, se sei della carriera operativa, ricordati che chi oggi ti rappresenta in maggioranza non ha firmato niente per te, e continua da decenni a sventolare la bandiera di una riforma della quale si è persa traccia. Se invece sei dirigente, ricordati che Falbi e SIBC hanno chiaramente scritto che non meriti alcuna rappresentanza sindacale. Se sei expert o consigliere, ricordati che sempre quei sindacati, di maggioranza relativa, oggi sono molto concentrati a (non) raggiungere un accordo per la riforma dell’area operativa, e che per migliorare la tua condizione in 8 anni abbondanti non hanno fatto mezza proposta concreta nelle previste sedi di verifica o nei tavoli di trattativa.

Difficile davvero comprendere cosa stia accadendo. La deriva populistica si è spinta a tal punto da rivolgersi contro sé stessa, come una specie di sindrome autoimmune? Pur di denunciare le presunte colpe degli altri (anche quando si è da tempo sindacato di governo…) si vìola un principio costituzionale: il diritto di appartenere ad un’associazione e di essere rappresentati. Arrivati a questo punto è impossibile dare risposte logiche. Noi continuiamo ad assistere basiti dagli sproloqui dei sindacati più rappresentativi, in un contesto di comunicazioni sindacali da troppo tempo abbandonato a sé stesso e ormai totalmente deteriorato, che non accenna a migliorare.

Ciononostante, ancora una volta proponiamo a quei sindacati di lavorare insieme per trovare le soluzioni migliori alle numerose problematiche sul tavolo. Ma non fatevi illusioni: aspettatevi le solite risposte scomposte, denigratorie, allusive, offensive… sono molto più semplici, visto che l’alternativa è rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare nell’interesse di tutti i nostri colleghi.

Roma, 26 giugno 2025

Condividi: