Nello scorso mese di dicembre, al termine della consueta Comunicazione di fine anno, esprimemmo l’avviso che per ciò che atteneva ai nostri trattamenti di pensione si prospettava purtroppo un 2024 ‘ in perfetta continuità con gli anni già non favorevoli che [avevano] connotato i passati due decenni’.
Trascorsi ormai i 12 mesi, dobbiamo ammettere che, per alcuni aspetti, le cose sono andate in modo non del tutto negativo. Intendiamoci, parliamo di andamento non del tutto negativo con riferimento a due ‘questioni di principio’ e non con riferimento, invece, a delle concrete acquisizioni.
La prima e più importante delle due questioni riguarda il meccanismo di adeguamento della perequazione dei nostri trattamenti di pensione
Per il 2025 – o, meglio, dal 2025 – la legge finanziaria in approvazione ne prevede il ritorno ai princìpi stabiliti dalla legge n. 448/1998, che possiamo definire (o che almeno ‘tale’ è considerata) la legge ‘base’ in materia di perequazione: in quanto tesa a evitare che i trattamenti pensionistici – tutti i trattamenti pensionistici, a prescindere dalla fascia bassa o media o medio-alta o alta della loro appartenenza – vengano sviliti e col tempo snaturati dal succedersi silente dei processi d’inflazione.
Rammentiamo che la legge n.448 del 1998 prevede che i trattamenti di pensione siano annualmente rivalutati, per fasce, nelle misure del 100%, del 90% e del 75% del tasso d’inflazione registrato nell’anno precedente, a seconda e in via decrescente con l’aumentare dell’importo di pensione percepito. Aliquote di rivalutazione che la legge finanziaria per il 2023 aveva portate da 3 a 6, rivedendole in senso fortemente negativo (dal 75% al 22% del tasso d’inflazione registrato) per i trattamenti di fascia media e medio-alta, e con applicazione dell’aliquota di rivalutazione marginale (il 22%) all’intero importo, e non più distintamente alle tre fasce, del complessivo trattamento di pensione percepito. E ancora, aliquote di rivalutazione per noi fortemente riduttive che – sempre con riferimento al tasso d’inflazione registrato nell’anno precedente – oltre che per gli anni 2023 e 2024 avrebbero potuto trovare applicazione anche per il prossimo 2025.
Poco importando che, atteso il contenuto tasso d’inflazione registrato nel 2024 (è previsto si attesti tra l’1,4 e l’1,6%), le ricadute di una proroga degli indici di rivalutazione introdotti dalla Legge finanziaria del 2023 avrebbero avuto un impatto ben minore di quello registrato nel biennio della loro applicazione (quando si registrò un complessivo tasso d’inflazione di poco inferiore ai 20 punti).
Ci auguriamo che il ripensamento dell’emananda finanziaria sia ripensamento duraturo, non limitato al 2025 ma metro di rivalutazione da quantomeno replicare senza deroghe, se non proprio migliorare, anche negli anni successivi.
In base invece all’art.1 comma 309 della Legge 197/2022 (o anche, Legge finanziaria per il 2023) la perequazione dei trattamenti di pensione è stata rapportata a 6 classi di importo pensionistico, con previsione di analogo numero di coefficienti di rivalutazione che spaziano, a mano a mano riducendosi, tra il 100% e il 22% del tasso di inflazione rilevato dall’Istat per l’anno precedente. Queste le aliquote, massima e minima, di rivalutazione applicate nel biennio: . fino a 4 volte il trattamento minimo (€ 2.101,52 al mese nel 2023), 100% di rivalutazione; – . oltre 10 volte il trattamento minimo (€ 5.253,80 al mese), 22% di rivalutazione; di poco superiore al 30% della rivalutazione minima prevista dalla legge del 1998. Di fatto, ipotizzando un tasso d’inflazione al 2% e un trattamento di pensione di 100 mila euro lordi annui, la rivalutazione (senza tener conto della positiva incidenza dell’applicazione per tre ‘fasce’) porterebbe a un trattamento lordo annuo di € 101.500 in base alla Legge 448/98 e a uno di € 100.440 in base alla Legge 197/22: con una differenza in meno, non recuperabile e da cumulare per gli anni successivi, di € 1.066 per ogni anno di presente e futura applicazione.
L’altra questione, riconducibile anch’essa al filone della perequazione dei trattamenti di pensione, attiene invece alla procedura di contestazione della legittimità costituzionale delle misure introdotte in materia per il biennio 2023-2024
Come abbiamo più volte riferito, la Cida, a contestazione delle misure della Finanziaria 2023 in materia di perequazione, qualche mese dopo la sua emanazione aveva avviato ben sette ricorsi – due dei quali presso le Corti dei Conti di Lazio e Lombardia e cinque presso i Tribunali Ordinari di Milano, Palermo, Roma, Savona e Trento – con scelta quindi di sette diverse sedi giudiziarie proprio al fine di ‘cogliere le differenze di sensibilità che gli organi giudicanti possono mostrare con riguardo a motivazioni di casi individuali affatto analoghe’.
Scelta che seppur non fortunata nell’esito dei singoli giudizi si è poi, indirettamente, rivelata essere corretta nell’aver voluto diversificare i collegi giudicanti. Infatti, pronunciandosi su casi analoghi (‘fotocopia’) a quelli rappresentati dalla Cida, e respinti dai giudici dalla Cida aditi, le Sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti per le Regioni Toscana e Campania, con Ordinanze depositate rispettivamente il 6 e l’11 settembre, hanno rimesso alla Corte Costituzionale il giudizio di legittimità dei tagli all’indicizzazione delle pensioni previsti per il 2023 e per il 2024.
E la nostra Confederazione, pur non potendo – in quanto tecnicamente NON parte in causa – direttamente intervenire nel giudizio, lo ha poi fatto per via indiretta, avvalendosi della possibilità introdotta nel 2020 nel nostro Ordinamento di concorrere a un giudizio d’interesse collettivo assumendo veste di ‘Amicus curiae’, e cioè di soggetto che con un proprio documentato contributo aggiunge elementi di valutazione utili alla formazione del giudizio del Collegio giudicante. (cfr. in proposito la ns. Comunicazione n. 7 del 18.10.2024)
Ciò che qui preme rimarcare è – diciamo – la non manifesta infondatezza delle ragioni da noi addotte a tutela d’interessi, come in dettaglio nei ricorsi, costituzionalmente previsti e garantiti.
La prima udienza del ricorso è già stata fissata per il prossimo 29 gennaio, di modo che ci si attende che la relativa decisione possa essere assunta in tempi che, considerati quelli della giustizia ordinaria, possiamo considerare affatto ragionevoli; compresi quelli della pubblicazione delle motivazioni. E fermo restando che, a prescindere dal ‘merito’ o esito, la sola rimessa della questione all’Organo di Legittimità abbia influito e ancora influirà sulle decisioni degli ‘Esecutivi’ attuale e futuri al governo del Paese.
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Oltre ai temi or ora riferiti, che potremmo definire di rilevanza e soluzione che travalicano l’ambito degli stretti rapporti Sindirettivo-Banca, per il 2025 con riguardo ai pensionati-Banca restano aperti almeno due altri temi la cui definizione va cercata e può essere trovata solo nell’ambito dei cennati rapporti Banca-Sindacati interni:
- Il tema ‘Polizza Sanitaria’, tornato d’attualità a seguito della disdetta dell’attuale Convenzione formalizzata dall’attuale Compagnia assicuratrice (la Previgen), che indirettamente chiama in causa proprio gli assicurati pensionati: colpevoli, secondo quanto dalla stessa denunciato, di minare l’equilibrio e la sostenibilità della Polizza per via del negativo rapporto ‘premi riscossi – prestazioni erogate’, e
- Il tema dell’Welfare aziendale del quale, scaduta l’attuale convenzione con Eudaimon sono state rinegoziate le condizioni e assegnata ad altra Società la gestione.
Tra i due, per noi pensionati il tema di gran lunga più coinvolgente e delicato è quello della Polizza, che anziché rinegoziare in peius vorremmo invece migliorare, sia per l’ambito di copertura delle prestazioni sia per l’ambito temporale dell’accessibilità (oggi limitato agli 85 anni di età del pensionato assicurando).
Peraltro, vista la pervasività del tema (che quantomeno in via prospettica interessa l’intera compagine del personale in quiescenza, compresa la frangia degli ultra-ottantacinquenni oggi non coperta), il Sindirettivo si propone di esplorare e proporre all’Amministrazione ipotesi di copertura assicurativa fin anco non contemplate dalla Polizza vigente; previa valutazione della sostenibilità delle condizioni.
Meno delicato e coinvolgente, viceversa, il fronte dell’ ‘Welfare aziendale pensionati’, per il quale, a prescindere dall’aggiudicatario del contratto, abbiamo già ottenuto dalla Banca un ampliamento delle fattispecie di fruibilità e la trasportabilità ’a nuovo’ (o almeno sino al 31 dicembre 2025) dei residui di crediti welfare che risultino non utilizzati allo scadere del contratto oggi in essere con Eudaimon (31 dicembre 2024).
PARTE DELLA COMUNICAZIONE
RISERVATA AI COLLEGHI IN PENSIONE ‘NON INFORMATIZZATI’
Anche quest’anno, come da anni, a fine anno procediamo a spedirvi una selezione delle Comunicazioni del Coordinamento Pensionati inviate in corso d’anno ai soli colleghi muniti di indirizzo e-mail. Che perciò stesso hanno avuto e tuttora hanno di fatto un privilegio di ‘prontezza informativa’, ascrivibile ovviamente non a nostra scelta ma alla maggiore flessibilità e immediatezza del mezzo comunicativo da informatica.
Pur avendo consapevolezza che alcune delle Comunicazioni qui allegate hanno col tempo, e per via del tempo, perso d’attualità e d’importanza, in quanto superate da altre Comunicazioni o da fatti esterni, ciò non ostante ci induciamo a riproporvele in quanto testimonianza della parte visibile dell’attività spesa dal Coordinamento in favore dei colleghi in quiescenza. Non solo in via autonoma nella periodica interlocuzione con la Banca, ma congiuntamente e in concorso con la Cida nazionale per le questioni attinenti ai pensionati in genere, tra i quali rientriamo anche tutti noi.
Ritorniamo comunque a ribadire l’opportunità che gli iscritti, ancorché non ‘informatizzati’, segnalino alla Segreteria del Sindirettivo un recapito e-mail di riferimento, al quale poter indirizzare le comunicazioni del nostro Sindacato. Senza che ciò implichi la rinuncia da parte dei colleghi interessati, o da parte sindacale resistenza o rifiuto di avvalersi di supporti su carta per la diffusione di messaggi di certa rilevanza, fra i quali tutte le comunicazioni che comportino la certezza dell’avvenuta informativa o la necessità di una ‘tangibile’ risposta da parte degli iscritti (come è previsto per i referendum).Qui giunti ed essendo il mese di dicembre tempo di consuntivi, di prese d’atto e di proponimenti, e delle festività da tutti condivise, non possiamo sottrarci alla piacevole incombenza di formulare ai nostri iscritti – in servizio e in pensione, informatizzati e non informatizzati – gli auguri del Coordinamento per il prossimo Natale e per un 2025 che non disperiamo evolva con qualche segno d’apertura verso i problemi della platea dei pensionati, e non solo di quelli di fascia bassa o medio-bassa tra i quali non rientrano di certo gli ex dipendenti della Banca.
Roma, 12 dicembre 2024
Coordinamento Pensionati Mario Pinna Antonio Signorello
Unitamente all’estratto delle Comunicazioni, ci piace qui richiamare e inviare ai soci non informatizzati, in via cartacea, la sintesi delle ‘Agevolazioni per gli iscritti poste in essere e in atto vigenti per tutti gli iscritti’ al Sindirettivo, sia in servizio sia in quiescenza. I soci informatizzati potranno collegarvisi cliccando sul presente rinvio.1 – Comunicazione n. 1 del 14.02.2024
La Perequazione dei trattamenti di pensione
1 Comunicazione n. 1 del 14.02.2024 La Perequazione dei trattamenti di pensione
2 Comunicazione n. 5 del 18.09.2024 La Perequazione dei trattamenti di pensione accolti i ricorsi presentati alle corti d’Appello di Toscana e Campania
3 Comunicazione n. Comunicazione n. 7 del 18.10.2024 La CIDA in veste di ‘Amicus Curiae’
4 Comunicazione n. 8 del 6.11.2024 Il difficile finanziamento del Welfare italiano – Osservatorio del Prof. Brambilla
5 Comunicazione n. 9 dell’ 8.11.2024 WELFARE: crediti vincolati dei pensionati
6 Comunicazione di fine anno e invio di documentazione cartacea
Le agevolazioni per gli iscritti