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“Salviamo il ceto medio”

Chiusa con successo, con oltre 52.000 sottoscrizioni, la petizione promossa dalla Cida a difesa dei nostri trattamenti di pensione

Già lo scorso 19 ottobre, nel riferire (con la Comunicazione n. 13) dell’incontro promosso dalla Cida a difesa delle pensioni e dell’equità dei trattamenti tenutosi qualche giorno prima a Milano, anticipammo che la nostra Confederazione si era fatta promotrice di

 . 7 ricorsi campione, volti a ottenere una declaratoria di illegittimità costituzionale della Legge n. 197 del 29 dicembre 2022 nella parte (art. 1, c. 309) in cui determina i meccanismi di perequazione dei trattamenti di pensione per gli anni 2023 e 2024 (che gia sono stati attivati), e del   

 .  lancio di una ‘Petizione’  che si  proponeva  di  portare  all’attenzione delle istituzioni l’iniquità dell’attuale sistema previdenziale (che da anni punisce i trattamenti di pensione di livello medio e medio-alto), e di  avanzare proposte per una crescita economica sostenibile, garante del benessere collettivo di oggi e di domani.

          Mentre, al momento, non abbiamo notizie significative da fornire in ordine ai ‘ricorsi’, sui quali peraltro non mancheremo di riferire appena in grado, comunichiamo invece che in ordine alla petizione, emblematicamente denominata  “Salviamo il ceto medio” e alla quale qui rinviamo,  superata la soglia non solo psicologica delle 50 mila sottoscrizioni, la Cida ha deciso di procederne alla chiusura e all’avvio della fase successive della presentazione al Parlamento.

          Qui a seguire i testi del Comunicato di Cida Manager  e della Dichiarazione diffusa in proposito dalla Direttrice Cida Teresa Lavanga.

  SALVIAMO IL CETO MEDIO TRAGUARDO RAGGIUNTO! Cida Manager 16 aprile 2024 Ringraziamo tutti coloro che hanno sostenuto la nostra causa.  Grazie al loro contributo, siamo riusciti a raggiungere oltre 52mila firme, una testimonianza concreta dell’importanza e del valore del ceto medio per il tessuto economico e sociale del nostro Paese, driver della nostra economia e parte intraprendente e produttiva che genera PIL, posti di lavoro e crea nuove aziende.  Il successo della nostra petizione è un segnale chiaro dell’insoddisfazione di un’ampia fascia della popolazione, da troppi anni soggetta a ripetuti provvedimenti falsamente redistributivi e troppo spesso trascurata dalla politica.  In virtù di quell’equità e giustizia sociale alla base di questa iniziativa, porteremo le istanze sottoscritte alle istituzioni competenti per materia, al fine di poter porre le basi per un dialogo collaborativo e promuovere future iniziative a sostegno del ceto medio. La nostra petizione è stata ripresa dal Sole 24 ore, Repubblica, Rai News, Economy e molte altre testate nazionali e territoriali, giungendo così a larga parte dell’opinione pubblica.  Questo per noi non è un punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso lungimirante e duraturo. Abbiamo messo in campo una serie di iniziative concrete per far emergere la categoria nel dibattito pubblico e a tal proposito abbiamo già in programma la presentazione ai vertici politici nazionali di un ampio studio condotto in collaborazione con il Censis, al fine di evidenziare il valore del ceto medio e per spiegare in che modo, rilanciandone condizione economica e sociale, è possibile restituire vigore a sviluppo e coesione sociale del nostro Paese. Ancora una volta, grazie per il vostro contributo prezioso e per aver dimostrato che insieme possiamo fare la differenza.  
DICHIARAZIONE DELLA DIRETTRICE CIDA TERESA LAVANGA  “La petizione per CIDA ha rappresentato un momento di apertura e partecipazione, dando avvio a un inedito percorso volto a estendere l’ambito di azione confederale. Oggi siamo di fronte agli esiti di un cambiamento profondo, visto che in poco più di una generazione si è passati da una società con diffuse opportunità di benessere per tutti a una dove è necessario difendere quello che ci si è guadagnato lavorando onestamente. Noi di CIDA riteniamo che il rilancio del ceto medio possa realizzarsi solamente puntando sulla valorizzazione del merito. Tuttavia, il merito, come principale guida dei processi economici e sociali, non può affermarsi senza una rinnovata centralità della cultura manageriale e delle figure dei manager nelle aziende pubbliche e private. Su queste fondamenta, continueremo a difendere e sostenere il ceto medio poiché rappresenta un tema di interesse collettivo  

Per nostro conto, e senza nulla voler togliere all’opportunità e all’importanza di un’iniziativa che convintamente abbiamo sostenuto, non possiamo fare a meno di manifestare certo scoramento sul suo esito. Che non deriva da pessimismo o nostra diffidenza, ma dall’esperienza di politiche pluridecennali di disconoscimento governativo delle ragioni degli ex-lavoratori di classe media e medio-alta, in omaggio a un’esigenza di equità di trattamenti che, non tenendo in conto le professionalità e i meriti acquisiti in età lavorativa, si traduce in un livellamento che dell’equità è una sostanziale negazione.

          In allegato, per chi avesse interesse a prenderne visione, un breve richiamo (tratto da fonti esterne) al significato e ai principi che nel nostro ordinamento regolano le ‘petizioni’ quali quella da noi ora sottoscritta.

         Roma, 29 aprile 2024

Coordinamento Pensionati Mario Pinna Antonio Signorello

Cos’è la petizione?

La petizione è una richiesta fatta da più individui insieme con lo scopo di chiedere a un ente pubblico misure legislative o interventi normativi per soddisfare esigenze comuni.
Non rientra in tale casistica il soddisfacimento dell’interesse di un singolo cittadino.

Il riferimento normativo è dato dall’art. 50 della Costituzione, che afferma quanto segue:

Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità.

In pratica si tratta di un diritto concesso da tutte le moderne democrazie, dato che si permette al cittadino di partecipare alla vita politica e di proporre delle soluzioni per risolvere determinati problemi.

Da un punto di vista operativo è il Parlamento, l’organo che deve occuparsi delle petizioni. In particolare i regolamenti parlamentari definiscono come si deve agire di fronte ad esse.

Le Commissioni competenti devono nominare un relatore, per deliberare in merito alla presa in considerazione o all’archiviazione della richiesta fatta dai cittadini.

L’art. 140 del Regolamento del Senato afferma che:

1. Pervenuta al Senato una petizione che richieda provvedimenti legislativi o esponga comuni necessità, il Presidente ha facoltà di disporre che venga accertata la sua autenticità e la qualità di cittadino del proponente, salvo che la petizione sia stata presentata di persona da un Senatore.

2. La petizione viene quindi comunicata in sunto all’Assemblea e trasmessa alla Commissione competente per materia.

Le petizioni e le leggi di iniziativa popolare

Le petizioni e le leggi d’iniziativa popolare sono strumenti di partecipazione diretta dei cittadini al processo decisionale democratico. Per la maggior parte dei cittadini questa forma di partecipazione politica si sostanzia nel firmare petizioni o iniziative di legge popolare predisposte da terzi ovvero dalle associazioni. Si tratta di strumenti generalmente inclusi nell’esercizio della democrazia diretta, ma le petizioni e le proposte di legge popolare non spostano il potere decisionale che resta in capo alle assemblee rappresentative.

L’art. 50 della Costituzione della Repubblica italiana sancisce che “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”.

Le petizioni sono effettuate tramite la raccolta delle firme, che rappresentano lo strumento più idoneo a testimoniare l’effettiva adesione dei cittadini alla petizione.

La Costituzione sancisce inoltre all’art. 71 che “Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli” e all’art. 75 che “E’ indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali”.

Sulla base del dettato costituzionale la legislazione italiana disciplina quindi le procedure per la raccolta delle:

  • 50.000 firme necessarie per depositare un disegno di legge in Parlamento;
  • 500.000 firme necessarie per indire un referendum abrogativo.

Non sono invece previste soglie da superare o la convalida delle firme raccolte per la presentazione di semplici petizioni alle Camere.

                                                                                                                                                                           

 

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