67a RIUNIONE DEL DIALOGO SOCIALE DELL’SSM

Lo scorso 6 maggio si è tenuta la 67a Riunione del Dialogo Sociale dell’SSM [Leggi QUI la lista partecipanti].

A dieci anni dal riconoscimento dell’esigenza di un confronto in materia (la sua autonomia dalle riunioni del Dialogo Sociale del SEBC è giunta solo successivamente) è utile, al di là del resoconto, fornire un bilancio più generale di questa sede di confronto.

Le riunioni del Dialogo Sociale dell’SSM prevedono uno scambio ai massimi livelli fra il Presidente del Supervisory Board e i Dirigenti delle tre confederazioni ammesse – SCECBU (cui il Sindirettivo-CIDA aderisce), Uni- Europa Finance e EPSU – nonché una serie di presentazioni su tematiche inerenti al funzionamento dell’SSM su cui i responsabili delle funzioni competenti della BCE forniscono informazioni e rispondono a domande dei partecipanti all’incontro. Per quanto riguarda le dichiarazioni introduttive di parte sindacale, il contenuto delle stesse viene concordato fra i vari delegati nazionali delle tre federazioni nel corso di un incontro che precede la riunione vera e propria.

In merito al livello di confronto nel Dialogo Sociale dell’SSM, a dispetto della situazione di sostanziale integrazione funzionale fra BCE e le ANC venutasi a creare con l’SSM, va evidenziato che nel corso degli anni l’unico diritto riconosciuto alle parti sociali rimane sempre e solo quello della “informazione” (I livelli di confronto con le parti sociali sono, in ordine crescente di potere attribuito alle parti sociali: “informazione”, “consultazione” e “negoziazione”).

Come se non bastasse, la BCE decide in ampia autonomia le tematiche da trattare nell’agenda, spesso eludendo le specifiche richieste delle parti sociali. In pratica, i veri momenti di confronto e di rivendicazione all’interno della riunione sono prevalentemente circoscritti alle dichiarazioni introduttive e conclusive, che sono tenute dalla Presidente del Supervisory Board (o dal suo delegato) per la BCE e dalla Contact person delle parti sociali (ricoperta a rotazione dai dirigenti delle tre federazioni).

Durante la sua Dichiarazione introduttiva la Presidente del Supervisory Board, Claudia Buch, ha toccato i seguenti temi.

  • Un contesto sfidante. La vigilanza bancaria deve confrontarsi con le ricadute delle tensioni geopolitiche e dai cambiamenti indotti dalla digitalizzazione. È cruciale per le autorità di supervisione mantenere la motivazione di chi ci lavora per trovare risposte adeguate a queste sfide.
  • Corporate culture and employer branding. Negli ultimi anni si sono concentrate molte energie sulla promozione di una cultura condivisa della vigilanza; da ultimo questo obiettivo è stato perseguito spingendosi anche ad ammettere personale dell’SSM (della BCE) alle riunioni del Supervisory Board per rendere trasparente il lavoro che in tale sede viene svolto.
  • Ispezioni on site. Le ispezioni on site per l’attività di supervisione costituiscono momenti determinanti in cui il personale si interfaccia direttamente con le banche vigilate. La maggior parte degli ispettori proviene dalle ANC, ma per permettere maggiore flessibilità nella programmazione degli incarichi vengono utilizzati anche consulenti esterni.
  • Nuovo edificio. L’SSM si lascerà a breve l’Eurotower per trasferirsi nel nuovo Galileo building.

Durante la sua replica la Contact person di parte sindacale Emmanuel Larue, (EPSU) ha toccato i seguenti punti.

  • Corporate culture and employer branding. Dedicare una larga parte delle riunioni del Social Dialogue su presentazioni lunghe basate su aspetti soft come quello della Corporate culture non aiuta ad avere un confronto costruttivo. Sia perché questi aspetti vengono percepiti più come dichiarazioni di intenti che come realtà fattuali, sia perché i colleghi hanno difficoltà a comprendere come la cultura comune possa portare beneficio alle prassi di vigilanza e risolvere questioni pratiche.
  • Coinvolgimento dei sindacati. I sindacati, in quanto corpi intermedi, potrebbero essere strumenti utili per favorire la trasmissione dei valori ma sono stati bypassati (o quantomeno coinvolti marginalmente) nell’elaborazione degli aspetti culturali ed etici del lavoro.
  • Benessere organizzativo e work/life balance. Porre l’enfasi sul benessere organizzativo è sicuramente positivo, ma bisogna essere prudenti nella sua definizione onde evitare di scaricare la responsabilità della resilienza sui lavoratori.
  • Formazione. Anche in tema di formazione bisogna distinguere i proclami dalla realtà, l’aumento delle giornate totali di formazione non è un indicatore sufficiente, bisogna misurare la pervasività della formazione e la reale capacità di accesso da parte dei colleghi.
  • Consulenti esterni. C’è apprezzamento sul fatto che il ricorso ai consulenti esterni si sia dimezzato, ma la BCE – a cui più volte erano stati richiesti – non ha fornito dati puntuali sul numero dei consulenti, sulle giornate di lavoro e sui costi evidenziando ancora una volta scarsa trasparenza. Inoltre, andrebbero valutati i motivi di opportunità, dato che, nel contesto di relazioni internazionali sempre più tese, la maggior parte dei consulenti proviene da società americane.
  • Ispezioni on site. La formula ibrida adottata a partire dal periodo pandemico, si è dimostrata utile, ma – onde non tradire la sostanza stessa del lavoro ispettivo – non dovrebbe essere applicata indiscriminatamente e andrebbero chiariti i criteri sui quali si basa la sua adozione e la distribuzione delle giornate lavorative fra on-site e off-site
  • Integrazione dei gruppi ispettivi. Ancora una volta sono stati richiesti dati sulla composizione dei gruppi ispettivi e indicazioni sull’integrazioni dei colleghi provenienti da diverse nazioni all’interno di essi. Dati che la BCE non ha mai rilasciato
  • Gestione dei distacchi. L’armonizzazione forzosa dei trattamenti dei colleghi durante le missioni per l’SSM operata mediante distacchi e utilizzo delle norme in vigore presso la BCE crea numerosi problemi ai colleghi delle ANC, non ultimi quelli di alloggio durante i periodi di lavoro a distanza durante le ispezioni on site e quelli di ricostruzione contributiva al rientro nel proprio paese.
  • Visione strategica. Dopo 10 anni di confronto, purtroppo ci si ritrova ad avere durante il dialogo sociale dell’SSM informazioni parcellizzate e su una serie di temi (alcuni, peraltro, non cruciali per i nostri colleghi) ma non viene fornita una visione strategica dell’SSM oltre le tematiche specifiche

Agli interventi sono seguite le presentazioni, qui allegate [Leggi QUI le presentazioni].

La riunione ha fatto registrare un alto livello di partecipazione di tutti i delegati, di tutti i paesi e di tutti gli schieramenti sindacali. Nonostante gli sviamenti dovuti alle tematiche in agenda (il 77% delle slide presentate erano su tematiche soft sulle risorse umane) da ogni parte indistintamente sono state avanzate richieste di dati su problemi concreti che mordono sulla pelle dei nostri colleghi. L’impressione è che la BCE non abbia chiara (o finga di non avere chiara) la differenza fra l’SSM e le altre funzioni condivise all’interno dell’Eurosistema. Laddove il principio della sussidiarietà può legittimare la BCE a spostare la soluzione dei problemi di natura sindacale a livello nazionale, nel caso dell’SSM il suo atteggiamento dilatorio ed elusivo non appare ammissibile. Attraverso l’SSM si stanno introducendo surrettiziamente modifiche rilevanti ai trattamenti normativi ed economici dei colleghi delle ANC coinvolti. Cedere ad atteggiamenti di insindacabilità delle proprie scelte da parte della BCE (che come noto non ammette alcuna forma di negoziazione sindacale al suo interno) è un rischio per tutti oltre che, in parte, un aggiramento delle norme contenute nei contratti di lavoro dei colleghi che sono e rimangono pur sempre contratti nazionali. C’è inoltre il rischio di un effetto domino, ovvero che le BCN/ANC si sentano invogliate ad adottare atteggiamenti analoghi nelle loro relazioni sociali a livello nazionale. L’unità dimostrata da tutti i colleghi, al di là delle nazionalità e delle appartenenze di schieramento, crediamo sia l’unica arma possibile per contrastare queste tendenze. Una lezione di cui, forse, varrebbe la pena di tenere conto e di farne tesoro anche nelle relazioni sindacali all’interno della Banca d’Italia.

Roma, 13 maggio 2025

Condividi: