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Commissione mista sul lavoro ibrido. Va bene ad alcuni, meno ad altri

Si parte dai soliti dati

Si è riunita lunedì per la terza volta la Commissione mista sul lavoro ibrido, prevista dagli accordi in materia. Non si tratta di una sede negoziale e non è quindi questa l’occasione per avviare in concreto una procedura che porti alla modifica delle norme dell’accordo. Si tratta comunque di un’importante occasione per valutare, partendo dai dati concreti l’effettiva attuazione che il nuovo modello ibrido ha fin qui avuto nelle diverse realtà della Banca d’Italia.

Proprio per questo, già prima dell’incontro l’Amministrazione ha fornito un’informativa (Leggi qui) scritta sulla fruizione delle giornate di lavoro ibrido in AC e nella rete territoriale con un certo livello di disaggregazione; durante l’incontro, è stata poi effettuata una presentazione (Leggi qui) con maggiori dati di sintesi.

Quei dati rendono evidenti due ordini di questioni, di metodo e di merito.

Questioni di metodo

I dati sono stati forniti in formato statico (file pdf). Non è un tema banale. In apertura del dibattito, il Sindirettivo – CIDA (seguito anche da altre sigle) ha infatti chiesto di poter ricevere i dati contenuti nelle tabelle dell’informativa, e quegli ulteriori che perverranno anche a seguito dell’incontro, in formato Excel; ciò al fine di poter più agevolmente procedere all’elaborazioni degli stessi.

Questioni di merito

Ancor più rilevante è quanto i dati forniti portano a cogliere sul merito dell’attuazione del modello ibrido.

E’ sotto gli occhi di tutti la grave asimmetria che caratterizza l’applicazione dell’accordo soprattutto con una forte polarizzazione tra Amministrazione centrale e Rete territoriale. Anche in AC esistono aree che presentano un andamento distonico ma è evidente che, da un lato, nella parte prevalente dell’AC, si registra un ampliamento dei massimali e, abbastanza conseguentemente, delle medie di fruizione, dall’altro, nella rete territoriale osserviamo una percentuale di giornate fruite significativamente inferiore, con l’ulteriore aggravante di una disomogeneità distributiva delle stesse fra le diverse realtà territoriali.

Si tratta di una divaricazione assolutamente eccessiva e che in molti casi non trova una vera giustificazione nelle specificità delle unità cui trovano applicazione i massimali di fruizione più contenuti o che sono addirittura escluse dalla possibilità di fruire di giornate delocalizzate.

Vogliamo ricordare che la logica della uniformità del regime di delocalizzato – a livello di filiale o, in AC, a livello di Servizio o persino di Dipartimento – non è affatto parte dell’accordo sottoscritto.

Ne fanno invece parte strumenti gestionali che rendono concretamente possibile una piena conciliazione tra le esigenze personali e quelle organizzative aziendali. Ed è questo un tema sul quale non possiamo essere soddisfatti.

Abbiamo più volte rivendicato la piena copertura, specie nel comparto operativo contabile, delle tante posizioni che fanno parte dell’organico teorico ma che restano in concreto scoperte, minando in primo luogo la funzionalità di quelle unità e rendendo con ogni evidenza impossibile la fruizione anche minima delle giornate delocalizzate. Tutto ciò per non parlare delle rotazioni nelle posizioni, che rimangono delle autentiche chimere.

Non si tratta di rivendicare – come con inappropriata ironia talvolta è stato detto – nuove assunzioni per consentire ai colleghi di fruire del delocalizzato. Chiediamo con convinzione la copertura delle posizioni che la stessa Amministrazione ha dichiarato essere necessarie, in una cornice di puntuale rispetto degli accordi sottoscritti.

Se in quegli accordi, o in parte di essi, esistono previsioni in cui l’Amministrazione non si riconosce, la via da seguire non può essere quella della disapplicazione tacita.

E’ necessario che si apra un confronto negoziale autentico al centro del quale deve essere posta l’evidente necessità di riequilibrare i due scenari.

Comprendere per agire

Anche in questa prospettiva, abbiamo fatto rilevare all’Amministrazione che sono necessari strumenti informativi più puntuali – ovvero ulteriori dati – che permettano di individuare, laddove ce ne siano, distorsioni sistematiche nell’applicazione del modello. In termini pratici, dire che in due Filiali distinte ci sia stata una fruizione di 40 gg di lavoro ibrido, laddove in una i massimali teorici sono 50 e nell’altra 90, non è esattamente la stessa cosa. Per poter adottare correttivi è necessario comprendere i meccanismi che sono alla base della incompleta applicazione della disciplina.

Nuovi dati per nuovi risultati

E’ necessario pertanto  disporre di  nuovi  dati, più puntuali e su variabili  dirimenti, per poter intervenire a favore di un migliore equilibrio applicativo dell’accordo.

Roma, 1° marzo 2024                                                             Il Comitato di Presidenza

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